Tutto molto semplice: succo di mela, pere, uva saslà (sì, proprio quella che si mangiava con lo gnocco fritto) e zuppa di pane. Un racconto per ingredienti, insomma, di una cucina sana, fortemente legata alla terra e alla stagione, che ci riporta ormai a diversi decenni fa.
Che si tratti di una tradizione tutta emiliana non c’è dubbio: pensate che l’uva “saslà” non è altro che la trasposizione dialettale del francese “chasselas”, termine che definisce appunto una varietà di uva a bacca bianca coltivata nei colli bolognesi, specialmente tra Castello di Serravalle e Monteveglio. Oggi se ne vede meno in giro solo perché subisce la concorrenza di uve da tavola dagli acini più grandi e resistenti, ma vi invito a cercarla (e a mangiarla!) perché è davvero molto dolce e molto buona. Per quanto riguarda le mele e le pere…è la frutta tipica di questa stagione dalle nostre parti, dove vantiamo una lunga tradizione per la coltivazione delle migliori varietà. Insomma, vi ho accennato a una storia antica, come se fosse stata ritrovata in un vecchio cassetto…ma vi assicuro che il gusto è rimasto intatto!
Buon appetito e…buona domenica!!!