Anche in questo caso, sono tante le curiosità e, soprattutto, le note storiche che questo piatto racconta con la sua presenza. Già il nome invita a riflettere: “timballo”, infatti, deriva dal francese arcaico e significa “tamburo”. Ma è particolare notare che il trasferimento di significato, dallo strumento musicale al cibo, è avvenuto in ambito italiano.
Poi, qualche considerazione va fatta anche sugli ingredienti, a partire dalla farina di castagne. A livello geografico, questa ricetta ci porta tra l’entroterra ligure e la Lunigiana, dove la tradizione della farina di castagne è particolarmente forte. E’ un piatto della cosiddetta “cucina povera”, oggi naturalmente rivalutato e valorizzato, ma il termine “povera” non deve portare fuori strada. Molto difficilmente, se non in tempi piuttosto recenti, avremmo potuto vedere una ricetta simile sul tavolo di una famiglia contadina, considerando peraltro anche la presenza del guanciale e del pecorino. Piuttosto, avremmo potuto assaggiare, questo sì, tantissime castagne, o ricette derivate dalla loro farina. Un frutto la cui pianta, per secoli, è stata definita giustamente “l’albero del pane”, e che ha costituito un fondamento per il sostentamento di intere generazioni. Fino a qualche decennio fa, peraltro, la produzione di castagne, anche in Italia, era decisamente superiore rispetto a quella odierna.